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Caprarica del Capo

Cenni storici

Caprarica del Capo è il rione più a sud dei tre ex borghi satelliti di Tricase. Riguardo all’etimologia è sicuramente attendibile l’ipotesi della forma latina, secondo cui il nome è d’origine medievale ed è formato dal sostantivo Capra e dal suffisso rica, che significa abbondanza. Un luogo adatto all’allevamento di capre, come testimonia anche l’etimologia di alcuni fondi detti “le specchialline” (specchi d’acqua) o “la palude”, luoghi ricchi di acque e di vegetazione congeniale agli ovini. Al nome Caprarica è stato aggiunto il finale del Capo per distinguerla dall’omonimo paese nelle vicinanze di Lecce. Così come il nome, anche l’abitato di Caprarica sorge nel medioevo, con molta probabilità nel periodo in cui i Normanni costruivano i centri abitati o per motivi strategico-militari o per ovvie ragioni di comodità agricola, come nel caso di Caprarica del Capo.

Incluso nel vasto territorio della contea di Alessano, sotto il periodo Svevo, Angioino e Aragonese, il Casale di Caprarica passò da un feudatario all’altro, in un costante crescendo che lo portò dai de Amendolea ai del Balzo, dai de Capua ai Mellacqua, dai de Raho ai Vernaleone, fino ad arrivare nel periodo di dominazione spagnola in mano alla famiglia Gallone dei principi di Tricase.

Lo spazio che monopolizza l’attenzione del rione è piazza Sant’Andrea Ap., che nella sua forma ricorda i canoni dell’impostazione rinascimentale, anche se di cinquecentesco ha solo uno dei quattro lati. Il Castello dei conti del Balzo è il monumento che colpisce da subito l’attenzione, con il suo impianto che riprende i le linee medioevali. Di forma rettangolare, con quattro torri cilindriche agli angoli dei lunghi lati, fu ricostruito nel 1524 dall’architetto Antonio Renna da Tricase, per alcuni seguace del noto Gian Giacomo dell’Acaya. Effettivamente, il Renna ha lasciato qualcosa del pensiero del dell’Acaya nel castello capraricese, che s’inserisce nel periodo di transizione che andava dalla fine dell’epoca delle armi bianche all’inizio della grande stagione dell’artiglieria pesante, quando si passò dai castelli medievali alle fortezze militari. Il castello di Caprarica del Capo, che nel suo recinto poteva contenere l’intera popolazione, custodiva oltre che alla residenza nobiliare anche numerosi magazzini, granai, cisterne, stalle e la chiesetta gotica di San Cristoforo,  appartenuta al precedente insediamento castellare. Oggi il castello è privato, così come la torre colombaia circolare situata nel giardino sul lato dello stesso, che reca sull’architrave della finestra l’iscrizione “VICENCIO MELLACCA 1555”, committente e data.

Al centro della piazza si erge la colonna votiva del 1766, sormontata dalla statua di Sant’Andrea Apostolo. Di fronte si affaccia la parrocchiale, riedificata nel 1795 ed intitolata anch’essa al Santo apostolo pescatore. La sua facciata a due ordini con le estremità concave, è caratterizzata del grande finestrone a “lira” e dallo stemma del Casale di Caprarica del Capo, una capra con il bastone pasquale. Il campanile, di recente fattura, fu realizzato nel 1952 dal maestro Chiarello di Corsano. L’interno a croce latina, custodisce sei altari laterali oltre a quello maggiore a spalla in marmi policromi e la mensa modulata negli atti settanta del secolo scorso, utilizzando la balaustra traforata in pietra leccese. La volta presenta degli affreschi realizzati dal Tonti negli anni 1921-22. L’altare del protettore di Caprarica, Sant’Andrea, situato nella crociera, presenta sul pianerottolo una stesura musiva policroma, residuo dell’intera pavimentazione della chiesa realizzata nel 1814. Di pregevole fattura è il tabernacolo, opera d’intarsio della fine del XVIII salentino, attribuita all’inconfondibile stile di Raffaele Monteanni da Lequile, che operò negli stessi anni nella matrice di Tricase. I recenti complessi restauri terminati nel 2013 hanno restituito alla chiesa i colori originari dei primi anni dell’Ottocento.

Addentrandosi nelle stradine del centro storico, s’incontrano tre frantoi ipogei settecenteschi, uno dei quali datato 1748, e la caratteristica casa-torre realizzata nel 1528, e detta “dell’invidioso” per via di un motto scolpito sulla porta d’ingresso. Il barocco palazzo Mellacqua, degli ex baroni di Caprarica, si inserisce nel cuore del centro antico tra corti e case palazzate dei notai, mercanti e contadini. Nelle vicinanze è situata la chiesetta della Madonna Immacolata, già intitolata alla Mater Domini, opera seicentesca che conserva al suo interno un ovale con la tela del volto della “Madonna di Cassobe” databile al XVI secolo. Uscendo dall’abitato, in direzione sud s’incontra l’antica chiesetta del Crocefisso (XV), nella cui vicinanze durante i lavori di restauro, fu rinvenuta una necropoli medievale.

Sulla sommità della serra che sovrasta l’abitato, si erge la chiesetta della “Madonna di Fatima”, realizzata nel 1952, per volere di don Tommaso Piri, indimenticato parroco di Caprarica del Capo. Il tempio, elevato a Santuario nel 1957, risulta essere la prima chiesa dedicata alla Vergine di Fatima realizzata in Italia.